Pavel Vadimov

LUPETTA (Lupetta)

Ripol Classic; Prestige Book, Mosca 200 5 - 384 pagg

 

 

Oltre 6.000 copie vendute nelle prime quattro settimane!

 

Rappresentante: Julia Goumen
jgoumen@yahoo.com

 

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Marinella MAGRÍ

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Pavel Vadimov è nato nel 1969 a Pushkin, nel distretto di St Petersburg. Ha studiato economia presso l'Accademia di Ingegneria ed Economia di S. Pietroburgo. Tuttavia, non ha mai lavorato in qualità di economista nella sua variegata carriera professionale: ha sempre lavorato come attore di teatro, recensore di ristoranti, responsabile dei contenuti di progetti per il web, analista di mercato per una rivista specializzata, e fotografo d'arte. LUPETTA è il primo romanzo di Vadimov. Il testo, apparso dapprima in brani quotidiani su Internetnel Vadimov's Live Journal, è stato scoperto dal noto critico letterario, poeta e romanziere Dmitry Bavilsky che ha sostenuto e appoggiato la pubblicazione del romanzo. Il sito dell'autore è www.lupetta.ru 

 

 

LUPETTA

 

Attraverso le voci di Moondog e Michael Nyman, Sartre e Bataille, il Giobbe biblico e Re Salomone, Ortega y Gasset e Jackson Pollock, oltre alle citazioni dalla Bibbia e dai testi di medicina, nasce così un esplosivo testo postmoderno...mescolato allo stesso sangue dell'autore. Il romnzo è costruito lungo la linea di due storie, una delle quali ha luogo nel reparto oncologico di un ospedale (purtroppo la vera storia dell'autore al quale era stato diagnosticata – e fortunatamente ben curato e superato – una forma particolarmente aggressiva di leucemia), e la seconda è la storia d'amore dello stesso protagonista – e narratore – con una ragazza dal curioso appellativo italiano che dà origine al titolo, Lupetta .

 

I due piani della storia si alternano l'uno all'altro, senza che sia possibile stabilire quale dei due episodi vissuti dal protagonista sia accaduto prima, almeno non fino alla conclusione: la storia d'amore non avrà un lieto fine, e solo in quel momento – dopo che i due personaggi si sono lasciati – Vadimov, una mattina davanti allo specchio, nota qualcosa di strano nel suo aspetto: ma ormai il lettore sa già a che cosa dovrà andare incontro. Tutta la vicenda della malattia, l'ospedale, la cura è già stata narrata.

 

Un libro sorprendente, che si legge d'un fiato fino alla fine e che sa parlare della morte con la franchezza e la chiarezza - a volte amara, a volte ricca di humor - di un uomo che ha davvero guardato la morte negli occhi.

 

Il linguaggio vivido e vitale gioca un ruolo particolarmente importante, e riesce con efficacia a parlare di argomenti tanto tabù quanto può esserlo – più che quello della morte – quello della malattia: nella parte ambientata nel nosocomio, il cancro e la morte in generale sono raccontati attraverso le voci di diversi personaggi, e a volte lo stesso narratore adotta stili differenti nel riferirle: dal linguaggio biblico a quello osceno, dal codice strettamente scientifico a quello della vita di tutti i giorni, dai riferimenti a Sartre e agli artisti moderni al jazz e alla musica rock, dai terrificanti sogni tra il visionario e l'allucinatorio ai dialoghi cinici e sarcastici tra pazienti. Risuonano molte “voci” nel romanzo, in una cacofonia che pare voglia gettare una maledizione sulla morte, per “parlarla” semplicemente via.


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